Doveva essere una cena tranquilla
a casa della mia amica Cinzia.
Vellutata di zucchine e omelette
con cuore di bufala e crema di piselli.
Sono circa le 22.
Prima di mangiare il dolce mi
alzo per andare in bagno.
Due secondi di pipì e poi sento
le acque, inequivocabili, scendere in picchiata.
“Noo, non mi vaaaaa!” E’ la prima
cosa che esclamo.
Mi rendo conto che il countdown è
partito.. che non posso andare di là, mangiare la mia fetta di torta e
tornarmene a casa a dormire.
Chiamo Daniele.
“Guarda, sono scuuure!” Lui cerca
di tranquillizzarmi “ma no.. appena”
Ci raggiunge Cinzia “Forse hai
solo perso il tappo mucoso”
Arriva un’altra ondata…macché
tappo mucoso! E’ ufficiale: mi si sono rotte le acque.
Devo andare in ospedale.. cacchio
la valigia.. ehm, sì è quasi pronta.
Riaffiorano le parole
dell’ostetrica al corso preparto “Acque chiare: fatevi una tisana, una doccia e
poi con calma venite in ospedale. Acque scure o sangue: venite subito”
Subito, d’accordo.. prima però
voglio farmi controllare il collo dell’utero nel pronto soccorso più vicino.
Cinque minuti dopo sono già al
reparto di ginecologia.
Il medico di turno mi visita,
dice che il collo è ancora chiuso. Mi fa fare un monitoraggio.
Scrivo un sms a Claravu.
Mi chiama Cinzia, è agitata..
vuole sapere cosa mi hanno detto.
Torna l’ostetrica. Dice che devo
continuare il monitoraggio poiché il bambino si è addormentato.
Uff ma è passata quasi un’ora.
Chiamo il mio
ginecologo per informarlo della situazione. “Ma che fa ancora lì?”
Giusto, che ci faccio?
Chiamo il personale medico e dico
che ho fretta di raggiungere il mio ospedale, che firmo
quello che vogliono ma che devo
uscire da lì.
Bisogna passare da casa per
prendere la valigia.
Non posso muovermi dal sedile
reclinato della macchina. Ogni piccolo spostamento genera le cascate di Iguazù,
perciò tocca a Daniele entrare in casa e cercare le ultime cose da mettere in
valigia.
Collegati tramite cellulare, lo
guido come in un format televisivo alla ricerca degli oggetti mancanti.
Dieci minuti dopo è di ritorno
con due valigie: una per me , una per littlefish.
“Chiama tua madre” mi dice mentre
mette in moto.
“EEh? Perché? No, non mi va.. poi
magari non dorme tutta la
notte. Che senso ha? La chiamo domattina”
“Allora chiama tuo fratello!”
“Uff no.. non mi va di sentire
nessuno, è ancora presto per dare notizie. Aspettiamo di arrivare in ospedale”
Lui pare assecondarmi e invece
inserisce l’auricolare e chiama mio fratello.
Poco dopo, ovviamente, mi chiama
al cellulare mia madre.
La tranquillizzo“Tutto bene..
adesso non stare sveglia tutta la notte eh?”
In 35 minuti arriviamo a
destinazione.
Ci fanno accomodare in una
stanzetta unmetroperdue. La dottoressa che mi visita non ha una bella
espressione. Bisbiglia qualcosa alle colleghe e poi se ne va.
Mentre l’ostetrica di turno mi
sistema sull’addome le sonde del cardiotografo, entra una tizia a chiedermi a
che ora ho finito di mangiare.
“Alle 10”
“Cosa ha mangiato?”
“Vellutata di zucchine e omelette
con piselli”
“Ecco perché il bambino ha fatto
la cacca!”
Immagino che stia scherzando,
eppure comincio a pensare seriamente che littlefish dopo 9 mesi di zucchine non
ne potesse più.
Entra una dottoressa accompagnata
da altre due ragazze “Allora, signora è pronta ad andare in sala?”
Ha uno sguardo strano. Sorride
come se mi stesse invitando a prendere un caffè.
“In sala dove? Tipo cesareo?”
La dottoressa ride “Sì, sì tipo
cesareo”
Gasp! Mi sembrava, in effetti,
fosse quella l’aria.
Arriva il mio ginecologo. Dà
un’occhiata al tracciato e conferma la necessità di un cesareo d’urgenza perché
il bambino sta andando in sofferenza.
Va bene, non c’è mica da agitarsi
se tra mezzora mi troverò con le budella di fuori… la cosa importante è che littlefish
non soffra.
Mi dispiace solo che Daniele non
possa assistere al parto, aveva studiato così tanto!
L’avevo istruito su tutto quello
che non bisogna dire a una donna che sta partorendo, minacciando di cacciarlo
dalla sala travaglio se si fosse sbagliato ;-)
Entrano due infermieri.
Devono farmi al volo un ECG ed io
anziché preoccuparmi delle mie tette prossime al vento, mi imbarazzo per la
t-shirt di Homer Simpson che ho sotto il maglione.
Dopo il tracciato, una ragazza
armata di rasoio mi prepara per l’intervento.
Esco nel corridoio, saluto
Daniele da sotto le coperte. Non è la prima volta che mi vede entrare in sala
operatoria.
Ecco ci siamo. In sala è tutto
pronto. L’anestesista sta per effettuare la spinale.
“Sentirà un formicolio nelle
gambe” mi dice.
Qualche minuto dopo arrivano le
formiche, di seguito non sento più le gambe.
“Ok” dico tra me “Potete partire”.
Sono abbastanza tranquilla, se
non altro perché dall’altra parte del telo c’è il mio ginecologo.
Mi sento in buone mani.
Eppure l’opzione cesareo mi ha
colto di sorpresa.
Mmmh.. non so una cippa di come
avvenga quest’intervento.. ed io sono una che passa al setaccio il web prima di
fare qualsiasi cosa!
Beh, è inutile pensarci ora..
cerchiamo di rilassarci.
Me ne sto a pancia aperta
seguendo attentamente i discorsi del mio medico e dell’ostetrica. Cerco di
captare un dettaglio che mi faccia capire a che punto siamo.
Quando avverto la mia pancia
scollarsi di colpo dal resto del corpo, littlefish è già fuori a emettere il
suo delicatissimo “uaa”.
Ok, è fatta. Ce l’abbiamo fatta.
Intanto quei due là dietro il
tendone continuano a ravanarmi dentro.
Non mi sento tanto bene. Ma
come.. non sono anestetizzata?
Mmmh mi sto un po’ agitando..
accidenti non dovrei sentire male.
Ehi, laggiù qualcuno venga ad
aumentarmi la dose di camomilla!
Arriva l’anestesista, mi spara
giù qualcosa di forte e poi dice alle colleghe “Portateglielo per farla distrarre”
E’ così che mi trovo faccia a
faccia con littlefish.
“Ciao” è la prima cosa spontanea che mi viene
da dirgli.
Lo guardo.
“Le dia un bacetto” mi dice
l’ostetrica che lo tiene in braccio.
Le mie labbra si posano su quella
guancia nuova di zecca. Quanto è morbida!
“Adesso lo portiamo via, perché
qui fa freddo, va bene?”
Va bene, va bene.. che qui mica
abbiamo finito ancora.
Guardo a sinistra. Riflessi sulla
parete scorgo medico e ostetrica mentre mi risistemano dentro i pezzi.
Mi cade l’occhio su un asciugamano
bianco. E’ completamente insanguinato.
Ok, mi giro dall’altra parte.. è meglio.
Finalmente fuori, nel corridoio
che porta al reparto di ginecologia, incontro Daniele.
Lui ha il sole negli occhi
“Tesoro, hai fatto un capolavoro!”
“Ah, l’hai visto?”
Mi dice che l’hanno già portato
nella nursery, che lo terranno un paio d’ore nella culla termica.
Quando arrivo in camera sono
esausta e tremo dal freddo. So che la nottata sarà lunga e difficile.
Quello che non so è che Daniele è
ancora lì davanti al vetro della nursery.
E da solo, mentre tutti dormono,
si guarda quel capolavoro.