sabato 31 dicembre 2011

Riti di passaggio

foto di Daniele (Mumbai 2006)



Nessuno ci crede davvero eppure fa parte di noi.. il rito di passaggio tra ciò che siamo stati e ciò che diventeremo.

23:59 questione di secondi e saremo già dall’altra parte, a respirare la nuova vita.
Purificati, liberi dal dolore.
E’ tempo di abbracciare il futuro che vibra in noi, di fare promesse allo specchio e credere nella felicità.


lunedì 12 dicembre 2011

Nessun dogma


particolare (sottoposto a editing) di un dipinto di Benaglia

Ieri sono stata al battesimo del mio 4° nipote.
E’ stato un po’ anche quello di littlefish, o meglio a me piace considerarlo così poiché so già che lui non beneficerà di questo sacramento.
Sì, io e Daniele abbiamo deciso che non lo battezzeremo.
Ci sembra una forma di coerenza rispetto a quello che siamo, a quello in cui crediamo.
Ma mentre Daniele riesce a operare questa scelta a cuor leggero e con estrema convinzione..io forse nutro dei dubbi rispetto al fatto se sia o no una scelta giusta.
Ciò che desidero è crescere un figlio libero da dogmi ma con un forte senso di spiritualità.
Profonda in me è la convinzione che nessuno debba liberarlo dal peccato originale ma che impari giorno dopo giorno a costruirsi il suo spirito, da solo.
Impresa utopica, me ne rendo conto.. ognuno di noi ha bisogno di punti di riferimento, di modelli ai quali ispirarsi.
E’ vero, la Luce è dentro di noi ma spesso perché possiamo riconoscerla abbiamo bisogno di piccole guide nel nostro cammino, altrimenti rischiamo di perderci  nel caos delle opzioni a disposizione.

Ed io certo non mi sento una buona guida poiché se dopo tanto cercare non ho ancora capito quale sia il percorso da seguire.. figuriamoci se posso indicarlo a qualcun altro.
Tuttavia non desidero che il mio bambino faccia parte di una Chiesa che annovera la pma tra i “nuovi” peccati.
In passato, sono stata un po’ cattolica o meglio ho tentato di andare incontro ad una sorta di richiamo interiore nonostante tutte le contraddizioni presenti in essa.
E’ stato un tentativo destinato a fallire, in fondo già da bambina ero piuttosto critica di fronte a certi argomenti e mi chiedevo come gli adulti potessero credere a ciò che a me sembrava privo di senso.

Di quegli anni (il periodo relativo alla mia “conversione” adulta, intendo) conservo un buon ricordo, una presenza che in qualche modo ha inciso dei solchi indelebili nella mia anima.
Una presenza che ho ritrovato nel momento in cui ho cambiato direzione, quando cioè ho seguito le luci di un prisma infinito che raccoglie tutto ciò che chiamiamo Dio.

Insomma, dico una banalità rivelando che tutte le religioni abbiano un comune denominatore e che ognuno possa trovare le stesse cose in pratiche apparentemente diverse.
Però non credo sia corretta nemmeno la via del sincretismo alla quale si rischia di andare incontro se si mette troppa carne al fuoco, perciò… per me, rimane l’opzione standby.
L’arrendersi a qualcosa che non possiamo valutare come giusto o sbagliato, l’attesa silenziosa verso l’accettazione della non comprensione e non ultimo il rispetto di chi invece sembra aver trovato ciò che cercava.


venerdì 2 dicembre 2011

distanza di sicurezza


Come qualcuno di voi già sa, lunedì sera mi hanno tamponato.
Una macchina, che era  parcheggiata sul lato della strada, esce invadendo la corsia e io mi fermo per farla passare. Guardo lo specchietto retrovisore e mi chiedo se quello dietro stia frenando.
Boom: risposta secca.
Classico tip tap del collo e  di seguito, nell’impatto con la macchina di fronte, sento stringermi la cintura sulla pancia.
“Ci sono feriti?” arriva trafelato il tamponatore.
Si avvicina al vetro, mi chiede come sto.
Io sono un po’ confusa e  incredula di trovarmi in quella situazione.
“Sono incinta!” è l’unica cosa che riesco a dire.
Penso a quella stretta nella pancia e subito mi escono le lacrime a fontana.
Cerco di ragionare, di quantificare l’intensità di quella stretta ma le lacrime continuano a scendere.
Mi sento una bambina che ha rotto le uova comprate alla sua mamma. Solo che in questo caso le uova erano per Daniele.
Ci siamo salutati solo 2 minuti fa, poco distante da qui .
Lo chiamo sul cellulare, forse non è andato lontano e può ancora raggiungermi. Controllo la mia voce, gli dico senza dare spiegazioni di venire subito.

La ragazza incastrata nell’altra macchina mi chiede se stia chiamando i vigili.
Seee ciao, io il massimo che potevo fare era chiamare Daniele.. che ci pensi qualcun altro.
Nel frattempo torna il tamponatore offrendomi una bottiglietta d’acqua. Non ho sete, ma la mia mente va ai nipoti curati con il bicchiere d’acqua magico. Li rivedo mentre piangono perché sono caduti o perché si son presi a calci con i fratelli. Va bene , bevo.
Però continuo a piangere, silenziosamente. Metto la mano sulla pancia,  sento muoversi qualcosa.. ma non mi calmo. E se c’è stato un piccolo distacco?
Arriva Daniele, mi tranquillizza “Non è successo niente”
Gli dico della cintura, lui mi ripete di star tranquilla.

Passa un’ ora prima che i vigili verbalizzino l’incidente e le parti interessate si accordino e scambino i rispettivi dati.
Io rimango tutto il tempo in macchina, ferma come un vaso i cui pezzi siano stati appena incollati. Poi  prendo in ostaggio il telefono di Daniele per  interpellare Google.
Cosa digito? cintura gravidanza tamponamento.
Trovo qualcosa che mi soddisfa.. sì la posizione era giusta, proprio sotto l’addome.

Sono quasi le 21 , sono stanca.. stiamo andando a casa di mia madre, forse è meglio che mi riposi piuttosto che passare la notte al pronto soccorso in attesa che mi facciano entrare.
Invece, facciamo dietrofront.
L’addome mi tira un po’ e io voglio andare in ospedale, non posso aspettare domani per sapere se sia tutto a posto. Voglio fare un’ecografia di controllo.

Al pronto soccorso mi fanno saltare la fila e in pochi minuti sono già  nel reparto di ginecologia.
Arriva il medico di turno. Mi controlla il collo dell’utero, poi passa all’eco.
Tutto ok, respirone di sollievo.
Ma io cerco ancora rassicurazioni “Questo significa che il trauma non avrà conseguenze nemmeno nei prossimi giorni?”
“Perché ci siano danni al bambino, la mamma deve essere cadavere”
Quasi mi viene da ridere, guardo Daniele sbigottita per la risposta.
Il medico continua  dicendo “.. la madre deve esplodere”
Ok, ok è stato abbastanza chiaro.. ho capito.

In questi giorni me ne sono stata un po’ raggomitolata a casa di mia madre.
La paura che fosse successo qualcosa a littlefish è svanita subito dopo il controllo al pronto soccorso tuttavia ,dentro, mi sentivo ancora un po’ agitata.

Non ho ancora ripreso a guidare la macchina.
Non perché sia un po’ ammaccata ma perché tutti mi hanno detto di prendere i mezzi o andare a piedi.
Beh, io spero di riprenderla presto, invece.
Se mi si attacca la paura di guidare.. poi quanto ci metto a riprendere coraggio?