sabato 31 dicembre 2011

Riti di passaggio

foto di Daniele (Mumbai 2006)



Nessuno ci crede davvero eppure fa parte di noi.. il rito di passaggio tra ciò che siamo stati e ciò che diventeremo.

23:59 questione di secondi e saremo già dall’altra parte, a respirare la nuova vita.
Purificati, liberi dal dolore.
E’ tempo di abbracciare il futuro che vibra in noi, di fare promesse allo specchio e credere nella felicità.


lunedì 12 dicembre 2011

Nessun dogma


particolare (sottoposto a editing) di un dipinto di Benaglia

Ieri sono stata al battesimo del mio 4° nipote.
E’ stato un po’ anche quello di littlefish, o meglio a me piace considerarlo così poiché so già che lui non beneficerà di questo sacramento.
Sì, io e Daniele abbiamo deciso che non lo battezzeremo.
Ci sembra una forma di coerenza rispetto a quello che siamo, a quello in cui crediamo.
Ma mentre Daniele riesce a operare questa scelta a cuor leggero e con estrema convinzione..io forse nutro dei dubbi rispetto al fatto se sia o no una scelta giusta.
Ciò che desidero è crescere un figlio libero da dogmi ma con un forte senso di spiritualità.
Profonda in me è la convinzione che nessuno debba liberarlo dal peccato originale ma che impari giorno dopo giorno a costruirsi il suo spirito, da solo.
Impresa utopica, me ne rendo conto.. ognuno di noi ha bisogno di punti di riferimento, di modelli ai quali ispirarsi.
E’ vero, la Luce è dentro di noi ma spesso perché possiamo riconoscerla abbiamo bisogno di piccole guide nel nostro cammino, altrimenti rischiamo di perderci  nel caos delle opzioni a disposizione.

Ed io certo non mi sento una buona guida poiché se dopo tanto cercare non ho ancora capito quale sia il percorso da seguire.. figuriamoci se posso indicarlo a qualcun altro.
Tuttavia non desidero che il mio bambino faccia parte di una Chiesa che annovera la pma tra i “nuovi” peccati.
In passato, sono stata un po’ cattolica o meglio ho tentato di andare incontro ad una sorta di richiamo interiore nonostante tutte le contraddizioni presenti in essa.
E’ stato un tentativo destinato a fallire, in fondo già da bambina ero piuttosto critica di fronte a certi argomenti e mi chiedevo come gli adulti potessero credere a ciò che a me sembrava privo di senso.

Di quegli anni (il periodo relativo alla mia “conversione” adulta, intendo) conservo un buon ricordo, una presenza che in qualche modo ha inciso dei solchi indelebili nella mia anima.
Una presenza che ho ritrovato nel momento in cui ho cambiato direzione, quando cioè ho seguito le luci di un prisma infinito che raccoglie tutto ciò che chiamiamo Dio.

Insomma, dico una banalità rivelando che tutte le religioni abbiano un comune denominatore e che ognuno possa trovare le stesse cose in pratiche apparentemente diverse.
Però non credo sia corretta nemmeno la via del sincretismo alla quale si rischia di andare incontro se si mette troppa carne al fuoco, perciò… per me, rimane l’opzione standby.
L’arrendersi a qualcosa che non possiamo valutare come giusto o sbagliato, l’attesa silenziosa verso l’accettazione della non comprensione e non ultimo il rispetto di chi invece sembra aver trovato ciò che cercava.


venerdì 2 dicembre 2011

distanza di sicurezza


Come qualcuno di voi già sa, lunedì sera mi hanno tamponato.
Una macchina, che era  parcheggiata sul lato della strada, esce invadendo la corsia e io mi fermo per farla passare. Guardo lo specchietto retrovisore e mi chiedo se quello dietro stia frenando.
Boom: risposta secca.
Classico tip tap del collo e  di seguito, nell’impatto con la macchina di fronte, sento stringermi la cintura sulla pancia.
“Ci sono feriti?” arriva trafelato il tamponatore.
Si avvicina al vetro, mi chiede come sto.
Io sono un po’ confusa e  incredula di trovarmi in quella situazione.
“Sono incinta!” è l’unica cosa che riesco a dire.
Penso a quella stretta nella pancia e subito mi escono le lacrime a fontana.
Cerco di ragionare, di quantificare l’intensità di quella stretta ma le lacrime continuano a scendere.
Mi sento una bambina che ha rotto le uova comprate alla sua mamma. Solo che in questo caso le uova erano per Daniele.
Ci siamo salutati solo 2 minuti fa, poco distante da qui .
Lo chiamo sul cellulare, forse non è andato lontano e può ancora raggiungermi. Controllo la mia voce, gli dico senza dare spiegazioni di venire subito.

La ragazza incastrata nell’altra macchina mi chiede se stia chiamando i vigili.
Seee ciao, io il massimo che potevo fare era chiamare Daniele.. che ci pensi qualcun altro.
Nel frattempo torna il tamponatore offrendomi una bottiglietta d’acqua. Non ho sete, ma la mia mente va ai nipoti curati con il bicchiere d’acqua magico. Li rivedo mentre piangono perché sono caduti o perché si son presi a calci con i fratelli. Va bene , bevo.
Però continuo a piangere, silenziosamente. Metto la mano sulla pancia,  sento muoversi qualcosa.. ma non mi calmo. E se c’è stato un piccolo distacco?
Arriva Daniele, mi tranquillizza “Non è successo niente”
Gli dico della cintura, lui mi ripete di star tranquilla.

Passa un’ ora prima che i vigili verbalizzino l’incidente e le parti interessate si accordino e scambino i rispettivi dati.
Io rimango tutto il tempo in macchina, ferma come un vaso i cui pezzi siano stati appena incollati. Poi  prendo in ostaggio il telefono di Daniele per  interpellare Google.
Cosa digito? cintura gravidanza tamponamento.
Trovo qualcosa che mi soddisfa.. sì la posizione era giusta, proprio sotto l’addome.

Sono quasi le 21 , sono stanca.. stiamo andando a casa di mia madre, forse è meglio che mi riposi piuttosto che passare la notte al pronto soccorso in attesa che mi facciano entrare.
Invece, facciamo dietrofront.
L’addome mi tira un po’ e io voglio andare in ospedale, non posso aspettare domani per sapere se sia tutto a posto. Voglio fare un’ecografia di controllo.

Al pronto soccorso mi fanno saltare la fila e in pochi minuti sono già  nel reparto di ginecologia.
Arriva il medico di turno. Mi controlla il collo dell’utero, poi passa all’eco.
Tutto ok, respirone di sollievo.
Ma io cerco ancora rassicurazioni “Questo significa che il trauma non avrà conseguenze nemmeno nei prossimi giorni?”
“Perché ci siano danni al bambino, la mamma deve essere cadavere”
Quasi mi viene da ridere, guardo Daniele sbigottita per la risposta.
Il medico continua  dicendo “.. la madre deve esplodere”
Ok, ok è stato abbastanza chiaro.. ho capito.

In questi giorni me ne sono stata un po’ raggomitolata a casa di mia madre.
La paura che fosse successo qualcosa a littlefish è svanita subito dopo il controllo al pronto soccorso tuttavia ,dentro, mi sentivo ancora un po’ agitata.

Non ho ancora ripreso a guidare la macchina.
Non perché sia un po’ ammaccata ma perché tutti mi hanno detto di prendere i mezzi o andare a piedi.
Beh, io spero di riprenderla presto, invece.
Se mi si attacca la paura di guidare.. poi quanto ci metto a riprendere coraggio?

lunedì 28 novembre 2011

When littlefish met Palletta


Sabato mattina ho lasciato Daniele con i muratori e sono andata al mio primo incontro Prenatal.
La responsabile del corso mi aveva chiamato qualche giorno prima, per invitarmi a partecipare.
Tema dell’incontro? L’allattamento.
Sento il mio seno zampillare di felicità: “Sì, sì, ti prego portami! Non ne so una cippa..
Ok, mi hai convinta.. in effetti anch’io ne so poco.

Arrivo puntuale alle 11 e faccio un giro distratto nel reparto premaman.
In fondo al negozio intravedo lo spazio riservato alle alunne-panzone e subito è gara a chi ce l’abbia più grossa.
Mi siedo e inganno il tempo rovistando dentro la busta omaggio Prenatal a me destinata.
Ci sono alcuni depliants, un bloc-notes griffato prenatal e udite udite un cappellino bianco per littlefish!
Il mio bambino ora ha un cappello. E’ già un passo avanti.

C’è chi è in compagnia dell’uomo, chi sola, chi deve ancora arrivare.. infatti la teacher chiede di aspettare un tempo indeterminato prima di iniziare la sua performance.
Sgrunt! Io ho un appuntamento con claravu mica posso spostare il lunch alla merenda.
Finalmente si inizia.... Fatto l’appello Mrs Prenatal sfodera l’ennesimo sorriso-chicco e introduce l’argomento.
Ho un colpo di sonno, mi guardo intorno.. ma che ci faccio qui?
Fatico a entrare nel mood della mamma occhioni da cerbiatto che si commuove di fronte al suo “Guardate la foto di questo bambino!Bella eh?

Va bene stai calma dai, ora ha girato il foglio.. forse è arrivato il momento di prendere appunti.
Ci mostra il famoso reggiseno da allattamento, sgancia la coppa esterna che lascia scoperta l’areola del seno e passa a illustrare i biberon.
Biberon in vetro, biberon in policarbonato…
Hey un momento, ferma! Io sono rimasta con l’areola scoperta e ora che faccio?
Ok, non ci sente è già andata avanti a parlare di sterilizzazione  a freddo.

Scopro che nel programma sono previsti altri due capitoli: bagnetto e mezzi di trasporto.

Vaschetta interna al fasciatoio o vaschetta adattabile in vasca?
No, ma quale vaschetta incorporata al fasciatoio..tutti soldi buttati!
Io e Daniele siamo per la adattabile.
Littlefish, senti che furboni i tuoi genitori.. hanno distrutto casa, per cambiare la doccia che avevano nel bagno con una vasca dove poi inseriranno la tua vaschetta di plastica e mamma si spezzerà la schiena urlando a tuo padre che vuole comprare un fasciatoio con la vaschetta incorporata.


Mrs Prenatal si sposta di qualche passo per introdurci ai mezzi di locomozione.
C’è un trio in bella mostra pronto per essere sezionato nelle sue componenti.
Sto attenta ma questo è un argomento che conosco.. Daniele si è fatto il mazzo per individuare i pro e i contro di tutti i modelli in circolazione.
Lascio la classe sfogarsi con le domande.
L’ovetto va posizionato sempre in senso contrario? Quale passeggino entra negli ascensori delle vecchie case romane?
Un quasipapà alza la mano e chiede cosa sia la navetta.
Littlefish si dà una manata in fronte e scuote la testa.. Io tiro un sospiro di sollievo, la so.

La teacher risponde a tutti poi passa a interrogare una delle sue coppie preferite.
Si tratta di coppia con figlio di 6 anni in braccio al padre, causa mancanza di sedie.
Il bambino è stato interpellato più volte nel corso della lezione.

Sei contento che arrivi il fratellino? Risposta: silenzio.
Come si chiama? Risposta:Paolo
L’hai scelto tu il nome? No, la mamma.. io volevo Nicola
Aiuterai la mamma? Risposta : silenzio.

Insomma questi più o meno i precedenti
Mrs Prenatal prende in mano un marsupio della baby bjorn e comincia a dire quanto questo oggetto sia amato dai papà.
“Forse perché è un modo in cui loro possono stare a stretto contatto con il proprio bambino?”
Si avvicina alla suddetta coppia e chiede all’uomo:
“Come si è trovato col marsupio?”
Segue silenzio.
“Come si è trovato??”
Il tipo con in braccio il bambino rimane in silenzio assumendo un’ espressione del volto congelata.
Ormai tutti pensiamo che sia imbarazzato perché, quando il figlio era piccolo, non l’abbia usato.
E va bene non è mica un dramma! Su confessa, che problema c’è?
La moglie si decide a interrompere il silenzio “ Non lo sa perché questo è il figlio del mio precedente matrimonio.”
Hi hi voi non potete capire che gelo misto a  risate di panico abbia attraversato Mrs Prenatal.
Littlefish era piegato in due e anch’io non sono riuscita a trattenermi.

Sono le 12.30 siamo ai ringraziamenti, ai saluti.. sì sì ci rivediamo la prossima volta!


Sto svenendo dalla fame e devo fare pipì.
Scelgo di concedermi la seconda e faccio la vaga da MelBooks.
Ormai sono di casa qui.. fingo interesse tra i bestseller, scivolo in cassa, prendo la chiave con la scritta “Ladies” e salgo le scale.
Il bagno della Mel Books mi soddisfa sempre.
Ampio spazioso, discretamente pulito, fornito di liquid soap e specchio generoso.
Riconsegno la chiave e mi avvio verso la metro.

A poche fermate lavora claravu. E’ lì che dobbiamo incontrarci per decidere dove andare a mangiare.
Ieri sera lo abbiamo deciso in due o tre sms.
Sono state le prime comunicazioni out of blog.
Dallo schermo del pc al display del cellulare. Due avatar alle ultime fasi della propria vita.

Prima di scendere sotto i corridoi della metro e perdere il segnale, chiamo claravu.
Le annuso la voce.
La informo che sto arrivando, le chiedo “Come ti riconosco?”
Già come la riconosco? Insomma io qualche foto se pur fotoscioppata me la sono messa sul blog ma lei non posta immagini. Non sono riuscita ad immaginarmela.
Le uniche foto in tutto il blog sono il prato con le margherite e due dita incrociate.
Ok ci sono “Vieni con un mazzo di pratoline in mano oppure aspettami all’uscita della metro a dita incrociate!”

Quando risalgo in superficie  non ci sono né fiori né dita perciò decido di andarle incontro.
Cammino scrutando i passanti ma è lei che mi riconosce.
Mi chiama, mi giro, la metto a fuoco:“Ma sei bionda?”
Chissà perché me la immaginavo nera nera.
Invece di nero qui c’è solo il mio abbigliamento. Anche in gravidanza non riesco a evitarlo e.. mi devo sorbire le menate di mia mamma.

Claravu ha una bellissima sciarpa colorata un po’ vintage che mi fa pensare alle manifestazioni studentesche. Eppure non mi sembra il tipo che vada ad urlare in piazza.
Ho l’impressione che pratichi la lotta con  sistemi diversi.
La giornata è splendida per cui è piacevole fare due passi fino al ristorante.
Il locale è piuttosto friendly, la tipica trattoria romana dove starsene un po’ tranquilli.
“Un tavolo per quattro” esordisce claravu.
La cameriera rimane un po’ spiazzata.. non si è accorta della mia pancia e non capisce la battuta.
Prima che possa scaraventarle contro una sedia, individua le mie rotondità che nel frattempo ho cercato di evidenziare con un colpetto di reni.
Sorride… ha capito, ci fa accomodare.
Sotto il tavolo intanto littlefish fissa Palletta. Come va col singhiozzo?”
Meglio grazie.. e tu hai trovato una posizione comoda?

Il tempo passa veloce.
Accenniamo poco ai nostri blog, sembra quasi di essere in compagnia di un’amica che non si vede da un po’ di tempo. Una conversazione piacevole in cui ponti sottili aiutano a svelare piccole parti di sé all’altra.

E’ già ora di lasciarci quando mi rendo conto che avrei voluto farle qualche domanda più intima.
Sì è vero di maternità ne abbiamo parlato.. ma il locale a dispetto delle previsioni si è rivelato piuttosto rumoroso e certi discorsi necessitano di maggiore silenzio attorno.
Claravu è una mamma che si sta aprendo. La vedo come un albero che, dopo un lungo inverno, si stia preparando a sbocciare.
E anch’io mi vedo così. Stiamo uscendo dall’inverno del cuore per proiettarci in una nuova stagione.
Per noi quest’anno, la primavera arriverà prima.



venerdì 25 novembre 2011

think positive



Quando abbiamo deciso di ristrutturare il bagno non immaginavamo che i muratori ci avrebbero distrutto casa.
La parete della camera di littlefish (o meglio la stanza dove mi limiterò a cambiare littlefish) è stata letteralmente sventrata, quella della nostra camera da letto si è crepata e l’inquilina di sotto è venuta a dirmi che le stava cadendo l’intonaco del soffitto in testa.
Nel pianerottolo la betoniera fa il suo mestiere mentre Aziz e i suoi compagni fanno la spola avanti e indietro devastando al loro passaggio tutta la zona che porta a quello che una volta chiamavamo bagno.

Oggi va meglio, la nube del vulcano islandese Grimsvoetn si è placata.
L’unica cosa che non si calma è la mia vescica.
Devo stare qui a fare il guardiano con l’ansia che debba fare pipì ogni ora.
Ho escogitato un modo per non impazzire.
Bottiglia dell’acqua vuota e imbuto. 
Si chiude il tappo, si disinfetta l’imbuto e si ripone tutto nel kit salva-vescica.



lunedì 21 novembre 2011

11 settembre 2008


Prima di diventare intollerante ai minori, davo una mano alla mia amica Cinzia nei momenti in cui aveva bisogno di lasciarmi sua figlia.
La piccola Silvia è stata l’unica bambina, a parte i nipoti, che ho visto nascere e crescere da vicino.
L’andavo a prendere alla scuola materna, la portavo a casa per il pranzo e poi giocavamo.
Lei ogni tanto si sbagliava e mi chiamava mamma.
Io facevo finta di niente, lei si correggeva ma dopo pochi minuti commetteva ancora quell’errore.
Non so dire esattamente come mi sentissi.
Ero commossa pensando che fosse molto tenera e che si sbagliasse perché in fondo io e la sua mamma siamo molto simili.
Il fatto che lei mi chiamasse in quel modo significava che ero all’altezza del suo modello di riferimento e quindi mi sentivo orgogliosa e felice.
Tuttavia era una felicità amara poiché non potevo andare incontro a quel richiamo veramente.
Il suono di quel mamma strideva dentro di me incidendo con la lama a più riprese.

Non l’ho mai detto a Cinzia.
Forse volevo tenermelo per me quel mamma, nonostante tutto.

Oggi sono inciampata in queste foto.
L’unica volta in cui io e Daniele l’abbiamo portata al mare, da soli.
La gente che passava si fermava rivolgendo qualche parola alla bimba, a noi.. pensando che fossimo i suoi genitori.
In uno di questi incontri, un signore disse a Silvia quanto fosse bravo il suo papà.
Nessuno di noi tre disse niente, era come se nessuno volesse  intaccare la magia di quel momento.

Poi è arrivato il buio.
Il rifiuto verso tutto ciò che scaldava il cuore.
Non ho più voluto prendere in consegna Silvia e perfino le serate a casa della mia amica cominciavano a pesarmi.

Quando credi che non potrai avere figli.. vorresti vivere lontano da tutto ciò che te lo ricorda.
Pensi tra te: ”va bene..accetto questa condizione ma allora niente serate in cui i capricci dei bambini rendono impossibile anche la più semplice conversazione.”
Ti convinci che hai il diritto di divertirti col tuo uomo, liberandoti dal fardello vuoto.

Io non gliel’ho mai detto a Cinzia quanto sia stata paziente e comprensiva nei miei confronti.
Mi limitavo a dirle scherzosamente che fosse meglio starmi lontana.
Che fossi un orso senza filtro.
Ma lei mi ha sempre chiamato per sapere come stessi o per rinnovare gli inviti a cena, puntualmente da me declinati.

Se non è amicizia questa….

venerdì 18 novembre 2011

così lontane, così vicine


Spero che questa foto si adatti “alla tua anima sempre più raggomitolata e lanosa, che nuota ad ampie bracciate. Spero che tu stia bene, e senta l'ampiezza dell'orizzonte, come una cupola che protegge”.



Non ero mai stata a Firenze prima di due anni fa.
Avevo fissato  un appuntamento al Centro Florence per fare quella che doveva essere la mia prima fivet.
Dopo il primo colloquio però scelsi di iniziare il percorso in un centro di Roma.
Volevo giocare in casa, niente trasferte.

Tuttavia di quel week-end ho un ricordo bellissimo, una vera piccola vacanza con Daniele in una città che sa ammansire il cuore.

Domani vorrei tanto essere con voi e condividere le stesse emozioni, gli occhi che luccicano o che si nascondono timidamente.
E vorrei davvero che ognuna di voi riesca a tenere in equilibrio i propri sogni







mom loves to crochet


Ieri sera siamo arrivati a casa di mia madre verso le 22.30.
E’ stato buffissimo.
Appena entrati, le ho detto:” Daniele è emozionatissimo!!!”
Non era vero ma lei ci ha creduto, così è stato divertente vedere Daniele imbarazzarsi di fronte a quella dichiarazione.
Lei lo ha subito invitato a vedere come ci avesse sistemato la camera, il letto con le lenzuola di merletto, gli asciugamani ricamati all’uncinetto.
E io ridevo.
Già, io che le lenzuola nemmeno le stiro.
Mia madre invece è il tipo che infiocchetta sedie, lampadari, perfino il copri-wc.


Prima di andare a dormire mi sono distesa un po’ sul divano con lei.
Desideravo farle sentire qualche calcetto di littlefish..così le ho preso la mano e gliel’ho posizionata sulla mia pancia nuda.
Mi sentivo appena sfiorare da quel contatto perché lei teneva la mano con tale leggerezza da far pensare che avesse paura di recare danno al nipotino.
Poi è arrivato il primo colpetto, un altro e via di seguito sempre più forti.
Lei faceva: “Uuuh!”
Spalancava gli occhi sorridendomi e quando lo risentiva sobbalzava emettendo ancora quell’uuh.
Sinceramente non mi aspettavo che si emozionasse tanto.
Credevo che i 4 precedenti nipoti avessero esaurito questa capacità di meravigliarsi.

Sono andata a letto senza fantasmi.
Né mio padre, tantomeno il mio ex-marito si sono affacciati.
C’eravamo solo io e Daniele.
E littlefish :-)


mercoledì 16 novembre 2011

buonanotte



Da qualche settimana ho gli incubi ma solo uno mi è rimasto davvero impresso.
Ho sognato di litigare con un cardinale.
Ero in una chiesa, insieme ad altre persone, mentre si svolgeva una strana cerimonia in onore del suddetto cardinale. Strana perché tutti sapevano, lui compreso, che sarebbe morto il giorno dopo.
Insomma non si sa perché ma mi trovo a capo di questa folla di fedeli armati di ceri illuminati. Come da copione alzo le braccia porgendo al cardinale in segno di sacra offerta una  pantofola grigia con fiorellini di feltro.
L’uomo in red ha qualcosa da obiettare (forse non vuole portarsi nell’urna futura questa strana reliquia) e tutti sono preoccupati di come reagirò. Io ripongo la pantofola di cenerentola in tasca e mi metto ad inveire contro il cardinale mentre tutti gli altri se ne stanno ammutoliti con i loro ceri bianchi in mano.
Il motivo per cui mi sgolassi tanto non lo ricordo ma mi sembra fosse privo di senso anche se quando si tratta di sogni.. il non-senso acquista sempre un significato.



Domani mattina il muratore prenderà a mazzate il nostro bagno.
In una decina di giorni dovrebbe consegnarcene uno nuovo.
Nel frattempo, casa di mia madre sarà l’unica alternativa possibile ad una vita randagia, senza doccia e senza wc.
Dormire a casa di mia madre mi fa un certo effetto, o meglio dormire in quella che era la ex-camera dei miei, comporta un ripristino delle difese per la gestione di vecchi fantasmi.
In genere preferisco evitare di pensare a mio padre.
Lo sento raramente e ancor meno lo vedo.
Ma domani notte sarà difficile non pensarci.
Insomma, piuttosto che riformare a letto la coppia genitoriale, io dormirò in quello che era il posto di mio padre e Daniele in quello in cui dormiva mia madre.
Non sarà ugualmente piacevole. Sarà come sentirsi addosso un po’ della sua presenza e tenerne a bada gli aspetti persecutori.


Come se non bastasse potrebbe fare capolino il fantasmino del mio ex-marito poiché quando abitavamo nel milanese, ogni tanto venivo con lui a trovare mia madre. Ovviamente quel simpaticone del mio ex dormiva dove Daniele dormirà domani.

La stanza già abbastanza affollata ospita una grande cicogna di legno che mia zia realizzò 6 anni fa per celebrare la nascita del primo figlio di mio fratello.
Dopo qualche mese di accoglienza mio fratello rispedì la pennuta a casa di mia madre e da allora  è rimasta appesa al soffitto.
Ogni tanto chiedevo a mia madre per che cavolo la tenesse ancora lì ma lei rispondeva sempre in modo evasivo. Qualche giorno fa ho intuito che la vicenda potesse avere a che fare con me, con la mia lunga attesa.
Non me l’ha detto chiaramente ma io l’ho capito.
Mi ha fatto sorridere, l’ho trovata una cosa tenera, un po’ infantile e vagamente superstiziosa.
La mia mamma.
Immagino la mia mamma che prega da anni la Madonna, Gesù e tutti i Santi ma intanto si tiene pure quel pezzo di legno che non si sa mai..magari porta fortuna  ;-)
E domani quella cicogna sarà l’ultima cosa che vedrò prima di addormentarmi…


mercoledì 9 novembre 2011

Tilt!

Domenica mattina ho sbroccato.
Ho litigato con Daniele.
Una di quelle belle e potenti discussioni che non mi capitavano da mesi. Quelle in cui scomodi l’Altissimo e ti chiedi come mai non ti abbia ancora fulminato dopo l’ennesima che hai tirato giù.

In questi mesi, ho vissuto al riparo dal nervosismo che mi porta ad essere un po’ irruenta con chi mi fa arrabbiare. Era come se qualcuno spegnesse dentro di me l’ impulso a reagire di fronte a una situazione spiacevole.
Da qualche giorno, invece, mi sentivo un po’ nervosa, depressa. Mi chiedevo dove fossero finiti gli ormoni della gravidanza.
Beh, domenica mattina ho capito dove fossero finiti.
Nei pannolini ecologici.
Roba da matti, abbiamo litigato per quei dannati, fottutissimi pannolini ecologici.
Lo so che il Pianeta collasserà senza il mio prezioso contributo, ma io avevo in programma di inquinarlo con i 6 mila pannolini che, in base alle statistiche, occorrono nei primi 2/3 anni di vita.
Daniele no. Lui voleva salvarlo il Pianeta o forse semplicemente sentirsi responsabile.
Gli ho detto che avrei compensato con qualche altra buona azione ma che non me la sentivo di riabilitare i pannolini sporchi di littlefish nella mia lavatrice.

Questa storia va avanti da mesi.. da quando cioè me li ha proposti la prima volta.
Il mio spirito di sopravvivenza (che, ahimé, non coincide con quello del Pianeta) mi ha subito fatto escludere questa ipotesi.
Sono seguite settimane di “educazione al pannolino ecologico” con relative dimostrazioni di quanto fosse pratico ed efficace.
In effetti, ad aver la mente più lucida, sembrerebbe la scelta più giusta da fare. Oltre al danno ambientale si evita anche quello economico.
Mmm vediamo un po’ “allora come funzionano sti cosi?”
lui “Si tira via dalla mutandina la parte in tessuto biodegradabile che ha accolto la pepita di littlefish e la si butta direttamente nel water.”
-Nel water?
-Eh sì , è biodegradabile!
-Maah

Secondo le istruzioni la mutandina-pannolino dovrebbe rimanere immacolata e non avrebbe quindi bisogno di venire decontaminata prima di essere buttata in lavatrice.
Ma io conosco i miei quattro nipoti e le storie drammatiche narrate dal papà sulle sante popò evase da pannolini modello bunker guaranteed.
No, non mi fido. Mi vedo intenta tutto il giorno a smacchiar la cioccolata , col bagno intasato dai pannolini biodegradabili, littlefish che urla e io non so che fare.

Dio vuole che per un po’ di questa faccenda non ne abbiamo più parlato.
C’erano altre priorità.. ovvero iniziava quella fase in cui bisogna decidere cosa acquistare:
quale modello tris (navicella-ovetto- passeggino)
quale lettino (saltando lo step della culla)
E il fasciatoio?
In fondo il bagnetto può farlo anche nel lavandino e una cassettiera, dove appoggiare un materassino per cambiarlo, ce l’abbiamo già.
E le nostre cose dove le mettiamo?Nelle scatole dell’ikea? :-O


Arriviamo a sabato scorso.
Solito tour alla ricerca del tris perfetto. Chicco, Prenatal, Peg Perego o Inglesina?

-Il passeggino lo vuoi zippy o free?
-Non lo so.. A me basta che si apra e chiuda senza l’uso di parolacce e che non sia troppo pesante.
-Vuoi che littlefish guardi te o il mondo?
-Beh, il mondo!
-Allora zippy.
-Che colore ti piace?
-Mmmm nessuno. Vorrei sapere chi ha ideato certe assurde combinazioni di colori.

Il lettino?
Bianco, faggio o ciliegio?
Doppia posizione della rete o spondina abbassabile?
Rotelle sì, rotelle no?

-Il materasso come lo vuoi?
-Boh, antisoffoco.
-Sono tutti antisoffoco
-Ah…

Ok si è fatto tardi, dobbiamo andare a cena da Cinzia.
Cinzia è la mia amica storica, quella a cui ho “proibito” di fare il secondo figlio, quella che correva a dirmi se qualcuna tra le nostre amiche fosse rimasta incinta, per evitarmi di piangere in pubblico.
A casa sua mi rilasso sempre e interagire con la piccola Silvia, ora, è diventato meno stressante.

Non si sa come, durante la serata si finisce a parlare di loro: i pannolini ecologici.
Il marito di Cinzia si dimostra da subito un buon alleato di Daniele, per fortuna ad appoggiare le mie perplessità c’è la mia amica che concretamente sa cosa voglia dire essere una mamma alle prime armi.
Diventa una gara per dimostrare chi abbia ragione.
Supportata dalle informazioni trovate sul web in tempo reale, la squadra dei maschi sembra tuttavia  non convincere quella delle donne.
Torniamo a casa sotto un temporale, ripenso ai discorsi surreali di questa sera, alle battute..in fondo ci siamo divertiti.

Eccoci! Siamo di nuovo al punto di partenza: domenica mattina.
Mi sveglio di cattivo umore. Il mio mal di schiena ha superato il livello di sopportazione.
Dal naso continua a uscirmi il sangue e il colon preme su littlefish innervosendolo, oppure è lui a dare i calci e il colon ad innervosirsi.
Mi sto preparando un passato di zucca e zucchine.. ho bisogno di correre ai ripari dopo quello che ho strafogato a cena.
Daniele è al computer, stiamo decidendo dove andare nel pomeriggio.
Maxxi o Macro?
Mmm non mi va per niente di uscire..
Poi viene anche lui in cucina per prepararsi qualcosa. Comincia a riportarmi certi messaggi che prima ha visto nei forum dei pannolini ecologici.
-Dovresti leggere cosa dicono..
-Uhm
- C’è una che dice che da quando li usa, il bambino non soffre più d’irritazioni.
Un’altra che con quelli eco i bambini impiegano meno tempo ad abbandonare il pannolino e diventano autonomi prima.

Sto tagliando la buccia della zucca, l’ultima volta mi sono tagliata un dito.
-Ti aiuto?
-No
- Perché no? Dai, ti aiuto.. dici sempre che è difficile
-No, faccio da sola

- Cos’hai? Perché mi rispondi così?
-Niente
-No.. hai qualcosa. Dimmi che c’è che non va.
-Te l’ho detto niente. Va tutto bene.

Insomma lui era gentile, voleva aiutarmi e mi chiedeva con delicatezza cosa avessi.
Invece io ho sbroccato.
Ho iniziato ad aggredirlo.. a dirgli che non li volevo più sentir nominare quei maledetti pannolini. Che mi facevano venire l’ansia  e che non li avrei usati STOP
Che avevo altro di cui preoccuparmi
-Vuoi i pannolini ecologici? Te li usi da solo!
Come sono arrivata all’Altissimo non mi ricordo ma devo dire che mi ha fatto un certo effetto tirarlo in ballo con littlefish nella pancia. Mi dispiaceva,però ormai ero partita. Gli ormoni ammutoliti.. già anche littlefish a pensarci bene mi sembrava spaventato.
Ho fatto ancora qualche  minuto di show poi me ne sono andata a letto a piangere, urlando che volessi rimanere sola.
Quando mi salta il tappo di solito prendo la macchina e giro a vuoto. Ma la schiena era a pezzi perciò il letto era l’unico rifugio per calmarmi, per sbollire la rabbia.
In fondo cos’era successo? Perché agitarsi tanto per una cosa che deve ancora accadere..
Si tratta di panico.
E’ arrivato in anticipo rispetto alle previsioni.
Ero, sono nel panico.
Io sono brava a fare la fivet mica a fare la mamma.
Che ne so di un bambino piccolo..
Che ne so di come gestire tutto?
Ecco deve essere stato proprio quel fantomatico tutto a farmi capitolare.
Quale che sia la situazione che stiamo vivendo, non dovremmo mai interfacciarci direttamente con questa Entità Minacciosa.
Studi scientifici hanno dimostrato che si nutra di puro panico e che accresca di dimensione in base a quanto noi gliene forniamo. Più panico proviamo più Tutto quello che ci spaventa aumenta.
Ok, ho capito.. adesso torno a fare un passetto alla volta, a gestire un’ansia alla volta.
Ah ah mi viene da ridere.. io e il mio “Ode alla coppia”.

Daniele è uscito, non so dove sia andato ma in fondo dai.. è tornato presto e ora se ne sta in soggiorno a fare non so cosa.
Ho passato tutto il giorno a letto a piangere sul latte versato. Io e littlefish che mi chiedeva dov’è papà. Già come faccio ad aggiustare le cose.. sono troppo depressa non ho la forza di andare di là.

Prima di cena entra Daniele in camera
“Sei ancora lì?”
Io provo a rilanciare “Sei tu che ti sei isolato”
Ok, non è il massimo come inizio ma almeno ci stiamo provando..
Insomma abbandono le resistenze e mi sciolgo in una piagnucolosa confessione di quanto sia spaventata per quello che da qui  a pochi mesi succederà.
“ Ma non sei mica sola!”
“Già.. è vero, me ne ero dimenticata.. ti prenderai 2 settimane di ferie”
"Ti bastano due settimane? Facciamo tre?”
Sorrido mi sta tornando il buon umore, gli confido tutte le mie singole paure mentre lui tenta di arginarle.
Forse il panico se n’è andato.. oppure si è solo nascosto da qualche parte e riuscirà fuori alla prossima occasione ma ciò che importa adesso è che siamo di nuovo una coppia felice :-)




Vi lascio con questo video di Neffa.
Quando ancora non c'era littlefish.. lo guardavo auspicando tempi migliori.
Adesso che finalmente il momento è arrivato, so che c'è ancora bisogno di avere coraggio e affrontare le piccole guerre che ci attraversano

giovedì 3 novembre 2011

Ode alla coppia


A volte le parole mi sfuggono.
La paura le inghiotte.




Qualcosa a cui non riesco a dar voce.
Il vostro dolore.




L’attesa che ammutolisce lo sguardo.




Il vuoto.




Quando vi leggo sento la mia vita dentro le vostre. E tremo.
Vorrei dirvi di non disperare perché anch’io temevo che mai sarei riuscita a vedere la luce in fondo al tunnel.
Certo mancano ancora mesi prima che io possa dichiarare sconfitta la paura.
Eppure già questa luce che oggi sto vivendo, mai avrei creduto di poterla sperimentare.

L’immagine qui sopra è il particolare di un quadro di Enrico Benaglia.
S’intitola “Incontro nel vuoto”
Mi fa pensare a tutte le volte che ho creduto di non farcela.
A tutte le volte che avrei voluto fermarmi.
E rinunciare.
A quella volta che Daniele mi afferrò la mano per aiutarmi a riprovare.

Quando vi leggo, penso ai vostri compagni: voce silenziosa che implode nei vostri blog.
Sento l’amore che ogni giorno vi scambiate e protegge dall’abisso della disperazione.



Forse, qualcuno vi sta aspettando.. proprio come voi aspettate lui.



domenica 30 ottobre 2011

Pensando a te


Ti vedo muovere i primi passi nel mondo e all’improvviso diventare grande.
Che tipo di ragazzo sarai?
Avrai abbastanza fiducia in te stesso per realizzare ciò che desideri?
Saprai difenderti dalla sofferenza, guardare negli occhi il tuo nemico senza paura?

Come si insegna il coraggio?
Quanti passi potremo fare insieme prima di lasciare il futuro nelle tue mani?

giovedì 27 ottobre 2011

Abracadabra


I miei nipotastri in visita dal dottore che li ha aiutati a nascere.
Si potrebbe dire.. nati tutti sotto lo stesso bisturi ;)

giovedì 20 ottobre 2011

l'eterno ritorno

imitando E. Schiele


Lo diceva Zarathurstra che ogni evento che viviamo, l'abbiamo già vissuto infinite volte nel passato, e lo vivremo infinite volte nel futuro.
Spero non si turbi l’amico Nietzsche se oso accostare la sua teoria all’eterno ritorno delle mie.. come dire ehm..ehm.. emorroidi.
In fondo chi le ha sperimentate sa che è argomento denso di elementi filosofici.
Nel senso che.. dove c’è disperazione c’è posto anche per la filosofia.  ;)

Le mie amiche emo insomma sono vecchie conoscenze. Soffro da 20 anni di anemia sideropenica , vale a dire da carenza di ferro. Ma anche quando lo assumo il mio corpo fatica ad assorbirlo.. per cui in passato sono dovuta ricorrere spesso al ferro per endovena.
Insomma per me ferro è sinonimo di emorroidi perché soprattutto se assunto via orale porta dritto a loro, le famigerate.
In questi mesi la mia emoglobina era incredibilmente sufficiente, tant’è che mi sembrava di aver sconfitto il problema.
Invece nelle ultime analisi è comparso il solito asterisco accanto al valore sballato.
Quindi ferro ferro ferro ed emo emo emo!

E poi sappiamo bene che in gravidanza sia una delle caratteristiche principali e si manifestino anche a chi non abbia avuto il piacere di incontrarle prima.

Tutto questo per dire che ho passato giorni da incubo in loro compagnia.
E non so quanti ne manchino alla fine.

Là sotto, intanto, le fiamme dell’inferno hanno raggiunto anche LEI.. che però ha iniziato a fare sogni strani in cui si dà alla pazza gioia, noncurante del dolore che l’aspetta al risveglio :-O


venerdì 14 ottobre 2011

toc toc


Dopo mesi a chiedermi se davvero ci fosse qualcuno dentro di me, alla fine il mio pesciolino deve aver pensato la stessa cosa: “Ehi, c’è qualcuno là fuori?”
Così, ieri sera, ha iniziato a bussare.
Prima solo qualche colpetto, insomma… il mio è un bambino educato!  ;-)
Poi visto che io e Daniele ci domandavamo ancora “è  lui o non è lui?”, ha deciso di calciare forte e non lasciare più dubbi.
Ci siamo addormentati sorridendo con le nostre mani sul mio pancino

giovedì 6 ottobre 2011

Se fossi



Se fossi un albero alzerei le braccia al Cielo e lo ringrazierei.

Ieri mattina un po’ di tensione si è fatta sentire..
Cercavo un'immagine nel mio archivio di foto che potesse esprimere le sensazioni di quel momento. Avevo bisogno di distrarmi e proiettarmi nel futuro. Doveva essere una foto che rappresentasse cosa avrei voluto provare leggendo i risultati dell’amniocentesi.
Mi sono soffermata su questa.

Intanto Daniele ogni ora controllava il sito del S.Spirito ma dopo aver inserito la password, si beccava il solito “PAZIENTARE!!!”
Finalmente alle 13.30 (con mezzora di anticipo rispetto alle indicazioni) escono i quadri.
Lo sento gorgheggiare nello studio, mi avvicino titubante, guardo lo schermo, scoppio a piangere e abbraccio Daniele.
Poi mi accorgo del riquadro in basso e comincio a chiedermi che siano le metafasi.
Wikipedia mi soccorre nel suo (forse) ultimo giorno di divulgazione scientifica ma resta il dubbio se queste 10 metafasi  siano sufficienti a tirare il fiato o debba trattenerlo ancora fino al 13 ottobre.
Scelgo l’opzione buon senso. Se qui c’è scritto “Rallegramenti!!! pare ovvio che mi debba rallegrare,no?
Occhei sono allegra :D




Passiamo al sesso. La cicogna ci chiede se vogliamo conoscerlo.
Certamente, ma chi clicca? Lo facciamo insieme stringendo il mouse emozionati…



Che sorpresaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa mi sento strana...
Adesso è proprio vero: io e Daniele aspettiamo un bambino!
Si chiamerà………………………………............................ ;-)

domenica 25 settembre 2011

E guardo il mondo da un oblò


Il 22 è nato il piccolo F.
Alle 10:05 il medico ha inciso la pelle di mia cognata e alle 10:15 il pargolo era già fuori.
In questa foto sembra un po’ contrariato.. si sa, venire alla luce è un trauma  ;)
E’ sempre la stessa storia: piangi un po’, ti disperi ma presto te ne fai una ragione e cominci a guardarti intorno.
Capita, poi, di avere qualche sobbalzo nella culla se tre fratellini esploratori ti toccano simultaneamente.
Io spero di andarli a trovare mercoledì, dopo il mio controllino al S.Spirito.

Già a proposito, il mio esame… com’è andato?
Per la prima volta dopo 5 anni non mi son dovuta tirar giù i pantaloni ;)
Stop alle transvaginali!
Dopo avermi spalmato di betadine, l’ostetrica mi ricopre con un telo sterile (tiè!) e comincia a sondarmi ecograficamente la pancia.
Il monitor è posizionato in modo da farmi incrinare le vertebre del collo ma non rinuncio a vedere il mio piccolo dopo un mese di astinenza.

Arriva il doctor con siringone in mano “Non si giri, potrebbe impressionarsi!”
EEh?Come dice? Impressionarmi mentre vedo nel monitor che infilza inavvertitamente il mio bambino?
Tuttavia ubbidisco in silenzio, pensando sia meglio conquistare l’immobilità a favore di un’esecuzione corretta dell’esame.
Mi viene in mente l’infermiera che durante il transfer continuava a dirmi di respirare piatto.
Perciò chiudo gli occhi e faccio entrare/uscire l’aria come fosse un filo nell’ago da ricamo.
Tac! L’ago del siringone buca la mia pancetta ma ad esser sinceri a parte la strana percezione cutanea di venire trafitti non ho avvertito dolore.
Colore chiaro, limpido!” sentenzia il doctor, guardando il liquido appena aspirato.
Bene, mi sistemo ed esco dopo pochi minuti.

Fuori dalla porta, nel corridoio c’è una sedia libera.
SBAM craniata pazzesca al muro mentre mi siedo ed esclamo “L’esame è andato bene, ma la ragazza è morta!
La donna seduta accanto a me mi guarda sbigottita mentre io ancora deliro in preda al dolore.

Venti minuti dopo, Nanni Moretti (a lui mi fa venire in mente il doctor) invita me e Daniele a rientrare per controllare che tutto sia ok.
“Non ci sono distacchi della placenta. E’ attaccatissima, si possono vedere i "rampini" da montagna
Sorrido e  penso a Sfolli :)

Ho passato questi 3gg tra il letto e il divano come da protocollo.
Da oggi posso alzarmi senza fare particolari sforzi e il 28 farò nuovamente il controllo ecografico.

Per sapere i risultati dell’esame (e quindi anche il seeesso)  è necessario aspettare il 5 ottobre, collegarsi al sito del S.Spirito e  inserire la password che ci ha consegnato Michele Apicella.

Ma ieri Daniele, senza dirmelo, è entrato nel sito, digitato il codice segreto e…ha trovato questo ;)